lunedì 5 settembre 2011

Solitudine


Le gioie possono essere condivise, i dolori no.

Soprattutto i dolori dell'anima.

A volte si crede di poter essere in simbiosi con un'altra persona, ma nel dolore la cosa diviene

alquanto difficile.

Ma perchè difficile?

Non deve mica essere un obbligo, no?

Eppure lo si vorrebbe.

Per sentirsi più vicini all'altro.

Ma come disse quello, si nasce da soli e si muore da soli.

E' come se i nostri universi anche se parte di un universo decisamente più complesso fossero

separati.

Ma chi separa un universo dall'altro sono solamente gli stessi universi perchè il loro modo

di comunicare è alquanto semplicistico e limitato.

Esattamente come i nostri ipocondri.

Anche loro fanno parte del nostro universo, ma hanno un modo di comunicare molto arcaico.

La loro sintassi è quasi binaria (o c'è qualcosa o non c'è) e la loro semantica idem

(o male o bene).

Le sfumature binarie (inesistenti dal punto di vista informatico) sono inutili, ma stranamente

non complementari :

lo stare quasi male non significa stare bene, ma stare quasi bene non significa comunque stare

bene.

Quindi, come vedete, come la metti la metti : e' estremamente più semplice stare male che bene.

Questo perchè?

Perchè in natura si cerca di risparmiare sempre, e ad ogni costo.

Per stare male basta non fare nulla, per stare bene occorre pazienza, passione, sacrificio e tante

altre cose.

Questo perchè stare bene significa "ordine".

E per fare ordine, dalle più semplici leggi fisiche, ci vuole energia, o almeno molta di più di

quanta ne occorrebbe per fare disordine.

Ma tutto questo cosa a che fare con la solitudine?

Forse perchè è solamente un monologo?

Saluti.

DanTheVoivod

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